Visualizzazioni totali

venerdì 13 giugno 2014

Timido......ma non troppo

"Ciao, sono già venuto da te, non so se ti ricordi, posso passare tra poco?".
La notte è già scesa da un pezzo, l'aria non si è rinfrescata per nulla, sono in mutande, accaldato, cerco di aprire le finestre di casa, di creare favorevoli correnti d'aria che mi rinfreschino: qualcosa si muove. Una lieve brezza percorre le stanze di questa casa, dove passano e stazionano tante persone, per una ragione o per un'altra. Respiro piano, mentre qualche auto sfreccia sulla strada, una musica da lontano, dal ritmo serrato, rimbomba nella mia stanza.
Afferro il telefono, cerco di ricordare, non ho salvato il suo numero, decido che può venire, non ho altro da fare in questa notte calda di metà giugno.
"Passa pure", non gli rammento dove e come, ma si ricorda benissimo tutto, perché non mi chiede altre spiegazioni. "Dieci minuti e sono da te", una risposta celere e concisa. Fumo ed aspetto, penso a l'altro giorno e sorrido.
"Sono sotto casa", il mio breve rituale, gli apro e lo aspetto dietro al mio buco. Entra timidamente, con una voce sottile e leggera mi saluta brevemente. Si spoglia, si toglie la maglia ed i pantaloni, sbircio dal buco e vedo un un uomo ben fatto. Mi porge nel buco un pene già ben eretto. "Accidenti già sei pronto? sei molto eccitato, mi sembra di capire". Sommessamente sorride e conferma la mia ipotesi. Avvolgo il suo membro con la mia bocca, non è enorme, anzi, ma è ben fatto, ben scappellato, ed è pulito e profumato. Sento gemere il ragazzo, avrà sui trenta, al massimo trentacinque anni.
Ma non gli basta la mia tecnica e la mia sapiente arte, vuole di più. Inizia a muovere il suo pene nella mia bocca, lo vuole scopare, vuole godere col suo movimento. La cosa non mi aggrada molto, ma sono stanco, fa caldo, in fondo mi piace anche così ed in certi momenti non si può sempre agire, bisogna lasciar fare. E così faccio, gli porgo la mia bocca e le mie labbra, le serro leggermente quando tira fuori la cappella, in modo che quando la infila di nuovo, trova quel poco di resistenza che stimola il suo glande.
Ci prova gusto, lo sento gemere, lo vedo muoversi ritmicamente. Mi diverte, a volte, fermarmi,  togliere la bocca ed allora, lo vedo infilare il suo cazzo nel buco alla cieca, avviluppato dal desiderio, con lo scopo di cercare la mia bocca. E tutto questo mi diverte. Poi lo accontento e mi faccio trovare. Riprende allora, con i suoi movimenti ritmici, ad affondare nella mia gola il suo cazzo, toglierlo, passarmelo sulle labbra, ritrovare il piacere perso qualche secondo fa. Passano i minuti e godiamo entrambi, senza fretta.
"Vorrei venire, posso?". Sorrido, annuisco ed afferro nella mia mano il suo cazzo. Inizio a masturbarlo, con lentezza, poi più velocemente, lo sento godere, lo sento godere sempre di più, fino ad esplodere, ad arrivare a quel momento magico del "non ritorno", quando il piacere si mischia allo svuotamento della tua anima, del tuo respiro, delle tue ansie, dei tuoi dolori e ti ritrovi nudo, provando quel lieve sentimento di tristezza che però passa in pochi istanti.
Ti senti come se avessi perso qualcosa, quando arrivi all'orgasmo.
Lo pulisco, ma si ritira frettolosamente, vorrebbe andar via, gli passo un po' di carta. Mentre si riveste gli chiedo il suo nome, ci pensa, mi dice "Marco, mi chiamo Marco".
Alzo gli occhi al cielo, quanti mi hanno detto di chiamarsi Marco. Innumerevoli. Mi chiedo ancora perché mi si debba dire un nome falso. Magari si chiama Marco sul serio, poveracci i Marco, non vengono mai creduti.
Finisce di rivestirsi e mi saluta timidamente.
Timido? da come si muoveva nella mia bocca, da come scopava la mia bocca, forse tanto timido non  era.


Nessun commento:

Posta un commento