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giovedì 27 novembre 2014

Vieni quando lo decido io

La sessualità delle persone non è semplice. Ci fanno credere che sia tutto circoscritto ad un meccanico entrare e uscire. Nella mia vita ho spaziato ed assaporato tutti i frutti del piacere ed in tutte le salse e situazioni, sempre con la testa ben piantata sulle spalle, perché in fondo, l'eccesso non fa per me e la mia razionalità ha sempre guidato la mia passione. Il rispetto per me e per l'altro, ha sempre il primo posto. Tutto nasce dal feeling con l'altro, tutto sta nel leggere l'altro e trarne il maggior piacere possibile, un equilibrio di dare e avere che non dovrebbe spezzarsi.
La notte scorre veloce, una chiacchiera online con qualcuno che cerca e cito testuali parole: "Maturi sottomessi da dominare". La cosa mi accende l'interruttore della sfida. 
Mi contatta lui, mi chiede dove, come, se possibile venire subito al gloryhole. Mi sento di accettare l'ospite, mi sento un rapace che gira attorno alla preda, pronto a piegare le ali e a scendere, rapido, in picchiata. 
Scambio di numero telefonico, contatto immediato, l'uomo ha voglia. Ha poco più di 40 anni, si descrive bene e porta una buona dote. Lo aspetto. Nel frattempo una sigaretta ci sta bene, il fumo che lieve e denso si leva dalla cicca, si mischia col fumo ed i pensieri che caccio fuori dalla mia bocca.
E' arrivato, gli do le ultime indicazioni. Si apre la porta silenziosamente, timidamente entra l'uomo con il carico dei suoi desideri. Chiude l'uscio e si sistema, tolta la giacca si slacciano i pantaloni che calano lenti lenti. Si avvicina al buco e infila il suo uccello nel buco. E' piccolo e moscio, me ne occupo subito.
Ripenso alle caratteristiche della persona che cercava: maturo e sottomesso. Sorrido.
Immagino che mi veda così: pronto a farlo godere, a fargli provare piacere per il solo fatto che ha un cazzo ed io debbo succhiarlo con devozione e remissione.
La mia bocca dolcemente ma non docilmente, accoglie il suo membro addormentato, odo un gemito di piacere, sommesso e inaspettato, come se provasse qualcosa di inatteso, un nuovo piacere, un piacere diverso. In poco tempo il suo membro cresce e si erige, non è niente male. Il suo glande è rosa, morbido, vellutato, ben pulito e profumato. E' ben dritto anche se curva leggermente alla sua destra, esteticamente bello a vedersi.





Mi piace quel membro, non è enorme, direi normale, di certo ne ho visti di molto più grandi, ma quando lo prendo nella mia bocca, posso assaggiarlo tutto, sentirlo mio, giocarci come più mi piace: titillarlo sotto il frenulo o stimolare il suo glande, prenderlo tutto in profondità, aumentare il ritmo, rallentarlo e tutto questo mi da come riscontro una serie di gemiti sempre più forti ed intensi.
Il mio gioco lo porta all'esasperazione, sento la sua asta pulsare nella mia gola, sento il suo glande gonfio e pronto ad esplodere. Mi fermo. Aspetto. Riprendo con delicatezza e dolcezza. Accellero all'improvviso il su e giù nella mia bocca, sento i suoi gemiti aumentare, aumentano sempre di più. Mi fermo. Un fremito di dissenso pervade il suo corpo. Attendo e poi riprendo allo stesso modo, fermandomi sempre un attimo prima del suo coito. E continuo così, ancora e ancora, una dolce tortura con cui metto in chiaro chi è che decide.
"Mi fai venire?" mi chiede con un filo di voce. Ed io "Non ancora". E riprendo il mio gioco dolcemente sadico. Sento il suo sfinimento, ricordo ancora le sua parole chiave di ricerca, sorrido e continuo.
"Vuoi venire?" gli faccio con voce calma e ferma. "Si, ti prego" mi risponde sfinito e preda della lussuria. "Chiedimi per favore" gli dico spietatamente e lui senza battere ciglio "Per favore mi fai venire?". Riprendo il mio gioco, lo porto all'acme, sento che sta per venire. Mi fermo.
La sua frustrazione sale, prosegue a chiedermi: "Per favore", "Ti prego". Ed io:"Pensavo che cercassi sottomessi, ma a volte i giochi si capovolgono". Non gli do tregua e lui, preso dall'intenso piacere, non riesce a sottrarsi e non riesce a fermarmi, ma il gioco è bello quando dura poco ed allora decido io.
Con la mano afferro il suo cazzo esausto, lo sego con decisione e velocemente ed in poco tempo ecco uscire una eccezionale colata di sperma caldo, esce e esce ancora, ne sono sorpreso anche io, sebbene sappia che dopo una così prolungata manipolazione, il fermarmi prima del punto del non ritorno del coito, spinga ad una produzione massiccia di liquidi virili. E' sfinito e soddisfatto e con una punta di sorpresa per come le vicende sono andate. Si riprende e si siede sulla panca all'ingresso. Scherza divertito con me, i ruoli sono scomparsi perchè è così che deve essere quando i giochi terminano. "Posso tornare a trovarti?" mi dice prima di chiudere dietro di se la porta di casa. "Ma certamente" rispondo io sicuro e pacato, perché dentro di me mi aspettavo quella richiesta. 





venerdì 21 novembre 2014

Tornando a casa

L'aria frizzante di una serata limpida. Il blu della notte, scuro ed appagante, qualche piccola luce di stella lontana che si fa spazio tra le luci della città. Tra le miserie di gente che viene da lontano, rinchiusa in case non sue ed in attesa di un futuro migliore, altre persone in casa loro, strette dalla morsa della crisi, gridano il loro dolore, il dolore di una sconfitta profonda, sociale. L'intolleranza verso il più debole è la vigliaccheria sotto la pelle di chi non alza la testa per chiedere qualcosa di più a chi dovrebbe darlo. Tutto cambia, ma il cambiamento è circolare e tutto torna sempre al punto di partenza, l'unica cosa che muta e che scorre è il tempo, inesorabile e spietato, l'unico metro delle nostre piccole vite condizionate dagli altri.
Che spazio rimane alle nostre vite se non qualche attimo di futile piacere.
Appagante, narcotico, l'oblio di un istante per poi tornare ad essere quello che siamo. Quel piacere che spezza il tempo, che ci fa precipitare in un'altra dimensione e per un attimo siamo noi stessi, col nostro piacere e con la nostra intima essenza.
"Ciao, sto tornando da un viaggio di lavoro e pensavo di venire a provare il tuo gloryhole, prima di tornare a casa posso passare da te. Mi dici dove devo venire esattamente?"
Una telefonata inaspettata, il caso di trovarmi disponibile, sapere bene chi verrà a trovarmi perché, già da giorni ne parlavamo. Dò la mia disponibilità e gli dico come raggiungermi.
Aspetto, nel silenzio della mia casa, le finestre chiuse per il freddo e la penombra che mi riappacifica con le mie paure e le mie ansie. La calda luce di una lampada, attenuata da un sottile telo di cotone blu.
"Sono sotto". Gli apro e gli do le ultime indicazioni. Si apre la porta e filtra la luce del pianerottolo, preludio del piacere reciproco che ci daremo.
Saluta, l'uomo pronto a questa nuova esperienza: il gloryhole, la bocca di un uomo, il mistero, la trasgressione che alza i livelli di adrenalina nel sangue. Ricambio il saluto e gli dico di mettersi comodo come più gli piace. Si cala i pantaloni, gli slip, si avvicina al buco e mette dentro il suo membro addormentato e raggrinzito dall'aria gelida di un inverno ormai arrivato.
Mi avvicino, il suo pene è caldo e morbido, lo accolgo nella mia bocca. Sente gemere l'uomo dall'altra parte. Deve essere alto, ma ancora nel limite della comodità del mio buco, per lui e per me.
Il suo pene cresce e cresce ancora, lo sento erigersi con forza, sboccia il glande, mi fermo e lo guardo, è un bel cazzo, dalla carnagione scura, leggermente curvato, un bel membro duro e pronto a godere.




Mi chiede di andarci piano perché sono dieci giorni che non viene. Mi immagino la sua voglia, la sento la sua voglia. Ad ogni mio tocco morbido di lingua corrisponde un gemito di piacere più o meno forte, dipende dal punto che tocco e sono i suoi gemiti a guidarmi magicamente nel donargli un piacere forse inaspettato.
"E' la prima volta che ti succhia un uomo?" gli chiedo curioso. Mi risponde leggermente imbarazzato "Mi è capitato solo una volta, con una coppia, il marito me lo prese in bocca, ma non ha nulla a che vedere con quello che sto provando adesso". Sorrido e riprendo a godere del suo desiderio, della sua voglia, dei suoi gemiti, del suo cazzo turgido e gonfio, voglioso di venire, svuotarsi e godere. Il gioco dura ancora un po', poi quel pulsare sempre più ravvicinato del suo bel cazzo, i suoi testicoli saliti ed attaccati alla sua asta, il suo glande gonfio e duro come l'acciaio, mi fanno capire che ho poco spazio per godere ancora di quella verga mirabile.
Ed allora, lo afferro con la mia mano, lo sego con passione, velocità, decisione e delicatezza, tutte assieme. Ed in poco tempo eccolo, quel grido soffocato nella gola, quel gemito più potente degli altri, quel primitivo e virile rigurgito di un suono gutturale che dai testicoli corre verso lo stomaco e poi si ferma nella gola, quel suono che sale dal profondo del nostro io, il desiderio di un piacere che finisce nel momento stesso in cui ha avuto inizio. Ed è il naturale seguito quello svuotarsi di tanta crema abbondante che fuoriesce dal suo glande, una liberazione, una vera liberazione.
Lo pulisco con cura e gli restituisco il suo membro. Mi ringrazia e mi dice che è stata una esperienza davvero eccitante ed appagante. Parliamo un po' ma lo libero presto perché so che deve tornare a casa dopo un lungo viaggio. Buonanotte e torna presto.




sabato 15 novembre 2014

Il ragazzo dell'Est

"E' più facile spezzare un atomo che un pregiudizio" disse una volta Albert Einstein. 
Ciò che è diverso, fa paura. L'ho provato a volte sulla mia stessa pelle. Le persone vivono la loro vita ed assumono a normalità il loro vissuto, tanti vissuti uguali fanno la normalità di una società. Ma purtroppo la vita non è generosa con tutti e tutte. Lo comprendo ma è difficile metabolizzarlo. 
Mi sono sentito vilmente meschino, quando la nebbia del pregiudizio ha velato la mia mente. "Ah. Un dettaglio, sono straniero, Rumeno. Ti infastidisce?".
In pochi istanti quella nebbia è salita, mi ha avvolto la mente e gli occhi. Un pensiero di dire "no". Poi ho cercato di fare luce, di scindere tra quello che volevo fare prima di quel "dettaglio" ed il "dettaglio" stesso. Il mio istinto mi deve guidare a prescindere dal pregiudizio.
Prima di quella precisazione, avevo avuto un'ottima impressione di questo ragazzo di 34 anni. Mi aveva contattato lui, avevamo a lungo chiacchierato e lui lo aveva fatto sempre con un tono pacato ed equilibrato. Le risposte giuste alle mie domande.
La mia sorpresa raddoppia poi, quando mi dice che vuole passare quella sera stessa, che è incuriosito dal mio gloryhole e che vuole provare una esperienza del genere, che non ha mai provato una bocca maschile, ma, è molto lontano da casa mia, vive in provincia di Rieti, a circa 50 chilometri da Roma e quindi impiegherebbe un bel po' di tempo per raggiungermi e vuole avere la certezza di essere ricevuto. 
Prosegue col dirmi che mi capisce se non voglio incontrarlo per la sua nazionalità, immagino allora  che in altre occasioni abbia ricevuto dei no. 
Devo decidere e decido per il si. Perché è una persona che mi ispira, perché è disposto a farsi 50 chilometri per provare questa esperienza, perché voglio spezzare quel pregiudizio che aleggiava nella mia mente.
Ci accordiamo definitivamente. Aspetterò un bel po' ma aspetterò.
Puntuale, nonostante la distanza, mi avverte di essere arrivato. Gli do le ultime indicazioni e lo aspetto dietro al mio gloryhole.
Si apre la porta lentamente, bussa entrando e chiede il permesso. "Vieni pure" gli faccio io con voce serena. Mi saluta e rimane fermo. "Beh, hai fatto tanti chilometri, adesso debbo ricompensarti in qualche modo". Lui sorride ed inizia a slacciarsi i pantaloni, li abbassa assieme agli slip e si avvicina.
Il suo pene anche da moscio ha una bella forma, mi avvicino, è scuro di carnagione ed è profumato. Lo accolgo nella mia bocca e sento subito un gemito di piacere. In pochi istanti il suo cazzo si erige, è grande, largo ed il suo glande è morbido e vellutato. Godo nel sentire il suo piacere.




La mia lingua, le mie mani, la mia bocca si prendono cura di quel cazzo senza alcun pregiudizio, sento il suo pene duro come l'acciaio e penso che anche lui gradisca. Ogni tanto mi fermo e gli chiedo qualche cosa: il suo nome, da quanto tempo è in Italia e come si dice cazzo in romeno. "Pula" mi fa lui ridendo. Sono una persona curiosa, non c'è niente da fare.
Mi sembra giusto prolungare il più possibile il tempo del suo godimento, sarà lui a chiedermi quando vuole venire. E così gioco con quel bel cazzo, lo faccio godere, lo sento sempre più duro e vicino al coito. Ad un certo punto mi chiede sfinito "Vorrei venire". Afferro allora la sua bella mazza, lo sego con delicatezza ed in poco tempo il suo cazzo erutta copiosa crema che non ha nulla di diverso da quella dei miei avventori italiani. Lui gode, il suo piacere è ben udibile, un gemito liberatorio di chi la libertà sa che prezzo ha, quello della fatica e del lavoro, del vivere lontano dalla propria casa e dai propri affetti primari. Ma anche la libertà di vivere il sesso senza pregiudizi.
Lo pulisco per bene e parliamo ancora e poi mi dice: "Ma senti, possiamo non parlare dal buco?".
Io sorrido ed apprezzo questa sua richiesta, smonto il gloryhole e compare innanzi a me un ragazzo dal viso tondo e simpatico, un naso ben disegnato, piccolo e delicato, i capelli neri e folti e due occhi intelligenti e scuri come la pece. Ha un bel sorriso, è un bel ragazzo. Parliamo del suo paese, dei romeni che non si comportano bene e me ne spiega anche le ragioni: vengono da zone della Romania molto degradate e poco civilizzate. Ci salutiamo e ci stringiamo la mano, dopotutto la Romania, ovvero l'antica Tracia, è stata parte integrante dell'Impero Romano e quindi lo sento un po' come un fratello, anche la sua lingua è molto vicina alla mia. Un incontro interessante per tanti fattori, non c'è che dire.




mercoledì 12 novembre 2014

Buono il Caciucco

Sono stati giorni di tempesta. L'autunno ha reclamato il suo momento con forza e decisione. Una battaglia furente tra sole e nuvole. E la pioggia cade copiosa.
Gli alberi hanno lasciato andare al vento le ultime foglie rimaste, alcuni di loro hanno ceduto al vento. Ma dopo tutta questa violenza, il sole è tornato caldo e sereno.
Io, aspetto. Aspetto momenti migliori, mi godo l'ultimo tepore di un sole breve. Ascolto la pioggia che scende violenta, guardo dall'alto la strada inondata, poveri passanti con ombrelli di fortuna e mezzi rotti che, accartocciati su loro stessi e con passi veloci, rasentano i muri dei palazzi.
Giorni addietro, mi contatta un ragazzo di 35 anni, mi dice che è interessato a provare il mio gloryhole. Non ha mai avuto una esperienza del genere, né tantomeno ha mai provato una bocca maschile, è curioso.
Abbiamo provato a trovare un momento giusto per entrambi, ma abbiamo dovuto far passare qualche giorno. Mi racconta via etere che non è romano, è qui per lavoro, sarà ospite della mia città per un paio di settimane. Con grande serietà, si è mostrato deciso e sicuro.
E' puntuale, mi contatta per confermarmi l'appuntamento. Non è vicino e si sposta con i mezzi, ma non ne fa un problema, mi sorprende. Molto spesso gli stessi romani mi pongono il problema della distanza e dei mezzi pubblici. Eppure questo straniero non fa problemi, si mostra pronto  a raggiungermi senza problemi, in orario serale ma non troppo tardi, ma questo mi sembra ovvio e acconsento.
La sera dell'appuntamento la città è serena, esattamente come il cielo sopra di noi. Pazientemente sistemo tutte le mie cose, allestisco con cura il gloryhole ed aspetto.
Puntuale, mi avverte che è sotto casa. Gli do le ultime indicazioni, poi aspetto dietro al mio gloryhole che entri. Mentre apre la porta, bussa con educazione e chiede il permesso. Lo saluto e lo invito ad entrare. Non percepisco grande emozione, forse una lieve curiosità. "E adesso?" mi dice con una voce serena. "Beh avvicinati e vieni a godere". Si slaccia i pantaloni, la cinta tintinna mentre quelli calano lenti. Vedo le gambe virili e villose, si avvicina, si masturba il membro addormentato ma senza troppa convinzione. Gli ripeto di avvicinarsi e di lasciarsi andare, di rilassarsi e lasciare fare a me. Si adagia sulla parete e mi lascia il suo piccolo membro. Non è certo un uccello di grandi dimensioni, lo accolgo nella mia bocca e subito sento l'affare ingrossarsi. Delicatamente assaggio il suo glande, ruoto la lingua intono alla sua cappella, così facendo porto il suo membro in completa erezione. 
Anche al massimo della sua potenza il suo pene non è da record, però è molto duro e sopratutto profuma incredibilmente. E' fresco e sa di qualche cosa di fruttato. E' un doppio piacere leccarlo ed assaggiarlo. 







Noto che il ragazzo non esprime il suo piacere con gemiti rumorosi, rimane in silenzio, forse è imbarazzato.
"Come va? Ti piace?" gli chiedo in un momento di pausa. E lui:" Hai delle labbra fantastiche, mi devo proprio ricredere, sei molto bravo". Sorrido e penso dentro di me a che cosa doveva ricredersi, forse immaginava che non gli sarebbe piaciuto, che avrebbe provato, si sarebbe tolto la curiosità e non raggiungendo il piacere, mi avrebbe ringraziato e se ne sarebbe andato deluso. Ma non è così.
Riprendo il mio lavorio, ma il ragazzo mi incuriosisce e voglio parlarci ancora un po' e lo faccio mentre lo tengo in tiro e lo faccio godere.
"Quindi sei a Roma per lavoro. E da dove vieni?". Sapevo già che era Toscano ma non sapevo da quale città provenisse. "Sono di Livorno. Ci sei mai stato?" ed io "No, ho visitato altre città della Toscana ma Livorno mi manca". "Beh, non ti sei perso proprio niente" mi dice un po' sconsolato. Così tra una leccata e un'altra mi dice che è sposato, che era curioso di provare e mi riconferma le mie ottime capacità amatoriali. Mi piace tenerlo in tiro, farlo godere e poi fermarmi a parlare. Poi quando vedo il suo cazzo perdere un po' di erezione, riprendo a succhiarlo, con foga o delicatezza o entrambe le cose. Ma poi lo sento sfinito, sento che vuole godere, mi sono fermato un paio di volte prima che raggiungesse l'orgasmo e quindi credo che sia venuto il momento di farlo godere.
Con la mia bocca mi muovo veloce, ingoio il suo cazzo fino alle tonsille, lo tiro fuori quando sento il suo glande duro come l'acciaio e pronto a schizzare. Lo prendo nella mia mano e proseguo fino a sentire finalmente i suoi gemiti e sentire l'usuale groppo alla gola che prende nel momento dell'orgasmo, quel respiro strozzato accompagnato da un gemito liberatorio che preannuncia la fuoriuscita della calda e bianca crema.
Eccolo, che gode, liberandosi di un piacere nascosto e segreto. Ecco il suo sperma uscire copioso come lava, senza schizzi ma caldo e copioso ed inondare la mia mano che stringe il suo membro con decisione e delicatezza. Lo pulisco e gli restituisco il suo suo pene che per qualche intenso momento è stato mio. Si riveste, si tira su i pantaloni e si allaccia la cinta. Mi saluta con educazione e mi ringrazia. Se ne va augurandomi una buona serata. Ed io lo saluto e mentre si chiude la porta, penso al segreto che porterà dentro di sé, di questo viaggio a Roma, dove ha provato qualcosa di nuovo e così piacevole. Mi domando sempre se questi segreti saranno per sempre tenuti nascosti o se   saranno rivelati mai a qualcuno. Rimane un piacevole dubbio.