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martedì 30 marzo 2021

La mia Oasi, il mio rifugio

Torno a scrivere perché la scrittura è curativa e dopo aver rielaborato qualcosa che mi scavava dentro nulla è più definitivo che mettere le cose per iscritto, dare forma ai pensieri, alle emozioni, allo stato d'animo, scavare dentro di me per riportare a galla il malessere e dargli una spiegazione logica e sensata. Ma facciamo chiarezza affinché voi lettori possiate capire di cosa sto parlando.

Quando ho dato vita al mio gloryhole, l'ho fatto seguendo il mio istinto, mettendo in piedi qualcosa di diverso, qualcosa che desse corpo al mio desiderio di trasgressione e allo stesso tempo mettesse a frutto la mia passione e il mio talento nel far godere il maschio. L'idea del gloryhole nacque navigando in rete e scoprendo che nei paesi dell'Europa settentrionale e ancor più nella libera, bigotta e trasgressiva America, diverse persone avevano dato vita a dei gloryhole privati, nei loro appartamenti, nelle loro belle case a schiera con il giardino ed il posto auto. Richiamavano a sé frotte di uomini vogliosi di sfogare il loro ardore e la loro virilità in un posto sicuro che non fosse uno squallido locale gay o un cinema porno, uomini che si professavano eterosessuali ma che nascondevano dentro di loro il desiderio di provare qualcosa che le donne non potevano donare loro, un piacere orale che solo un altro uomo poteva dare loro. Nella mia progettazione ho tenuto conto di queste cose ed ho pensato che fosse una bella idea trasportare questa modalità di incontro nel nostro Bel Paese che in fatto di bigotteria non aveva nulla da invidiare agli Stati Uniti d'America. Non avevo pensato però che la vita sessuale degli italiani fosse meno rigida di quanto ritenuto da tutti e che ci fosse una fluidità felicemente strisciante che doveva essere solo aiutata ad emergere.

Ben presto il mio gloryhole divenne per me un luogo di rifugio, un'oasi di pace e tranquillità dove far riemergere la mia intimità più profonda con me stesso e con i miei visitatori che sempre più spesso si aprivano, si confidavano e mi facevano partecipe delle loro storie. Un luogo di piacere trasgressivo ed inusuale dove anche i miei visitatori trovavano la loro oasi di pace e piacere avvolgente e allo stesso tempo raggiungevano la serenità per confessare le loro trasgressioni e la voglia di scoprire nuove emozioni, un confessionale erotico e taumaturgico, potrei definirlo anche un consultorio. Il gloryhole divenne per me il rifugio dal mondo esterno pieno di problemi e dolore, un luogo dove dimenticare per qualche ora tutto e tutti ed essere pienamente me stesso e la medesima cosa accadeva, toccati forse anche dal mio approccio delicato e sensibile, anche per i miei visitatori.

Questa mia intimità e l'intimità con i miei avventori divenne molto importante e, senza accorgermene, parte integrante del mondo che avevo costruito con passione e dedizione. Ma l'isolamento e la mia chiusura mi ha trasformato col tempo in un Robinson Crusoe bisognoso di compagnia e di una complicità diversa da quella nata con i miei avventori. Non avevo idea però che far oltrepassare la parete del gloryhole a qualcuno che non fosse un tradizionale avventore, mi avrebbe comportato uno stato di disagio che mi avrebbe portato ad atteggiamenti poco amichevoli e al limite della maleducazione, comprensibili solo se spiegati come sto facendo ora.

Incontrai, durante la mia peregrinazione sul web, un ragazzo simpatico, attraente, un po' problematico ma che percepivo ingenuo e bisognoso della mia guida. Lusingato dalla sua manifestazione di stima per aver creato una macchina di trasgressione ed erotismo fuori dal comune, passo dopo passo lo feci entrare nel mio mondo, prima come spettatore e poi come protagonista. Feci tutto io, complice uno dei miei peggior difetti, quello di non riuscire mai a dire di no. Col tempo questo ragazzo si scatenò assieme a me in serate all'insegna del gloryhole, i miei avventori erano entusiasti dei giochi di mano e di bocca che offrivamo loro, ma qualcosa si incrinò quando nei miei spazi privati mi si chiedeva la presenza del mio compare di gloryhole. Si aprì una piccola ferita che lentamente si allargò ed imputridì, rendendomi debole e triste. Le mie insicurezze riemergevano con forza, la mia intimità, il mio mondo di passione e trasgressione si vedevano lacerare e frammentare sempre più. Il vaso fu colmo quando acconsentii al mio compare di vedere privatamente uno dei miei più antichi ed assidui frequentatori. Fu rabbia cieca, imposi una damnatio memoriae ad entrambi senza se e senza ma. Fui categorico e duro, decisi che mai più avrei permesso a qualcuno di varcare quella soglia che separava me dai miei avventori ed ancor più di farli partecipi della mia idea, del mio progetto. Mi sentii usato ed ancor più ferito perché ero stato io stesso a concedere tutto questo, sottovalutando me stesso e quanto fosse importante per me quell'oasi, quel rifugio ma soprattutto l'intimità creata con i miei avventori.

Si badi bene, non è gelosia per la persona, non chiedo e non do esclusive, la mia fu gelosia per il l'invasione di campo, per vedere la mia isola sotto conquista, per sentirmi scansato ad ogni richiesta di essere in due e non da solo, io padrone della mia terra ma semplice compartecipante di una scena erotica di grande godimento per i miei avventori ma di godimento a metà per me.

C'è da dire che quando un uomo mette il suo uccello nel gloryhole, mi sento in dovere di prendermene cura, è un affido di qualcosa di prezioso, non solo le parti anatomiche, socialmente riconosciute per i maschi come qulle più importanti, ma soprattutto l'orgasmo, il suo piacere. Nel momento in cui gli uomini mettono il loro uccello nel buco mi affidano il loro piacere, il loro coito, il loro orgasmo e sono io a gestirlo e a decidere come e quando farlo godere.

In una situazione a due col mio complice, non ero più padrone di questa esclusività, anzi, mi si chiedeva di cederla e dividerla con qualcun altro, con il sottile e pesante senso di inadeguatezza che si faceva strada dentro di me.

Ora spero di aver fatto luce a me e a voi di quanto ho percepito e sentito in questi mesi, che anche a causa epidemia, sono stati e saranno ancora duri, ma torneremo lentamente alle nostre cose, nel frattempo continuo a godermi la mia isola sperduta, il mio approdo di piacere per i miei avventori vogliosi.