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giovedì 18 dicembre 2014

Il Mutaforma

Ti svegli una mattina e scopri di aver vissuto in una città preda della corruzione. Gente che ha sfruttato soldi pubblici e povera gente, fomentando l'odio e poi lucrando su chi era stato oggetto di odio e razzismo. Poi ti muovi per la città e ed il tardo pomeriggio, quando il sole tramonta, ti appare uno spettacolo magnifico.
Il cielo di Roma era meraviglioso. L'azzurro intenso ad occidente, quasi sbiadito, cangiava in un turchese sempre più intenso man mano che lo sguardo volgeva verso oriente. Poi, mutava lentamente in un azzurro sempre più intenso, quasi a prepararsi al blu intenso della notte. Nuvole basse e sparse, raggruppate o solitarie, sembravano incendiate. Arancio acceso e poi via via, guardando ad ovest, assumevano color malva e punti di rosa eleganti e per nulla volgari. Guardando il cielo, con le cupole delle mille chiese capitoline in silhouette, tra le foglie gialle ed arancio dei platani del lungotevere, ho pensato che quasi quasi Roma si stesse risvegliando, invece di addormentarsi dolcemente, cullata dal lieve respiro del Tevere. Eppure quella grande bellezza nasconde un orrore quotidiano.
Ed ecco che la mia tana ha un senso, quel rinchiudersi nella mia stanza, lascio al di là i veleni di una società che non condivido più. Ogni tanto fa bene ritirarsi in un luogo che senti sicuro.
Questa sera aspetto qualcuno. Ci ho parlato e mi ha fatto una buona impressione. Ha 44 anni, non ha mai provato una bocca maschile, sembra eccitato, curioso, voglioso. Mentre aspetto fumo e mi rilasso. 
Trilla il telefono, è arrivato. Gli do le ultime informazioni, sale, entra, quella luce del pianerottolo che filtra nel mio ingresso e che vedo dal mio gloryhole, mi fa vacillare dal desiderio.
Saluta e si spoglia, si avvicina al buco ed infila il suo uccello già barzotto. Lo accolgo nella mia bocca, lo sento crescere, sento i suoi gemiti di piacere riempire la stanza, godo nel farlo godere.
Quel cazzo è lì, per me, da tenere eccitato e da eccitare fino allo spasmo più intenso che posso.
"Sei bravissimo" mi dice con un filo di voce, travolto dalle sensazioni di piacere che percorrono tutto il suo corpo. Lo ringrazio e mentre ancora mi occupo del suo membro turgido e voglioso mi dice: "Hai tre desideri". Mi fermo perplesso, non mi pare di aver strofinato una lampada. Ma lui prosegue imperterrito:"Perché non mi dici questi tre desideri che io esaudirò". Decido di assecondare il suo gioco, credo di aver capito chi ho di fronte. 
"Bene, il primo lo sto già facendo, giocare con il tuo uccello quanto voglio. Il secondo è che, visto che si tratta di un bell'uccello, desidero essere scopato. Per il terzo ci debbo pensare un altro po'".
Lui prontamente ed eccitato dai miei desideri mi dice: "Va bene, non vedo l'ora che mi riveli anche il terzo desiderio". Gioco ancora con il suo cazzo, in effetti non è veramente male, è molto largo, ha un glande vellutato e profumato, mi piace molto tenerlo in erezione e vederlo ogni tanto da vicino, maneggiarlo con cura, accarezzarlo, sentirlo pulsare voglioso e potente.





Ma lui non cede:"Allora, hai pensato al terzo desiderio". Ed allora penso che quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare:"Voglio che mi succhi il cazzo", dico all'improvviso.
Silenzio, rimane interdetto, probabilmente non si aspettava questa richiesta. Ed io sottolineo sicuro:"Si, voglio che me lo prendi in bocca". Timoroso mi risponde: "Ma io non l'ho mai fatto, però se è questo che desideri, lo faccio". 
"Bene", faccio io con tono deciso, "Allora adesso è venuto il tuo momento".
Mi stacco dal suo uccello, mi alzo, mi abbasso gli slip ed infilo il mio cazzo barzotto nel buco. Dall'altra parte lo sento chinarsi, inginocchiarsi, pronto ad ubbidire. Sento il mio glande che viene avvolto in un caldo ed umido abbraccio. La sua bocca inesperta prova a darmi piacere e lo fa con successo. Gioca con calma e pazienza, usa la lingua e le labbra ed affonda il mio cazzo nella sua gola. Ripete con precisione ciò che io ho fatto a lui oppure, essendo uomo, sa cosa piace ad un altro uomo e lo fa come se lo dovesse fare a lui stesso.
Sono eccitato, sto godendo e più volte mi fermo e mi ritraggo. Lo rinfilo e sento la sua bocca pronta ad accogliermi. Ho l'impressione che non lo faccia per suo piacere il suo solo scopo è quello di dare piacere a me. Vuole esaudire il mio desiderio.
Mi fermo e decido che è venuto il momento di farlo entrare nel mio mondo.
Lo invito a spogliarsi del tutto mentre io smonto il gloryhole. Tolto il pannello mi appare un uomo che porta splendidamente i suoi 44 anni. Non è molto alto, ha un fisico ben proporzionato e ben fatto, non posso non notare le sue natiche ben scolpite e tornite. Ha due occhi scuri e luminosi, furbi ma mansueti. Ha un bel viso, regolare e sbarbato, i capelli sono corti e ben tagliati. Lo faccio accomodare.
Sul letto riprendo a giocare con il suo bel cazzo largo e duro, poi lo faccio girare ed inizio a leccare il suo buchetto stretto e vergine, coperto da una leggera peluria. Le sue natiche mi ispirano piccoli e dolci morsi, lo sento gemere di piacere quando affondo la mia lingua dentro il suo ano vergine ed immacolato.
Mi viene voglia di scoparlo ed infilo un dito per capire la sua predisposizione. Lo faccio con delicatezza e cura. "Immagino tu non sia mai stato scopato" gli chiedo. Mi guarda leggermente attonito, mi risponde di non averlo mai fatto ma se voglio posso provare.
Prendo il lubrificante ed un preservativo. Indosso il condom e poi mentre lubrifico il suo buchetto, mi masturbo per arrivare alla piena eccitazione. Sono pronto.
Gli chiedo di alzare le chiappe all'insù e di inarcare la schiena, lo penetro con delicatezza e senza esitare. Mi fermo e sento la sua resistenza, il dolore della prima volta. Esco.
Poi lo infilo di nuovo, sempre con molta delicatezza, questa volta entra ed entra tutto. Inizio a scoparlo, con decisione e duramente, ma forse esagero e purtroppo debbo fermarmi. Il dolore è troppo per lui.
Sembra sfinito, dal dolore, dall'emozione, dall'aver fatto qualcosa che non immaginava di dover fare quella sera stessa. Cerco di tranquillizzarlo e gli chiedo di fare a cambio. "Tocca a te, devi esaudire il mio secondo desiderio". 
Si rialza dalla posizione a carponi, gli passo un preservativo e lo calza con sicurezza, nel frattempo è il mio turno di lubrificare il mio buchetto. Mi metto prono ed aspetto che la sua verga larga e dura inizi a frugare attorno al mio ano voglioso. Con cura si avvicina, appoggia il suo glande. Conosce il suo cazzo e sa che è molto largo e deve avere pazienza. Provo anche io un forte e lancinante dolore, ma so gestirlo, lo faccio fermare, uscire, respiro ed afferro il suo cazzo portandolo di nuovo vicino al mio buco. Lui lo infila con delicatezza e questa volta entra ed entra tutto.
Inizia a scoparmi con foga e decisione, io godo e lo lascio sfogarsi, si alza sulla gambe e mi scopa con gran desiderio di venire e godere. Aumenta la velocità della sua monta, sento i suoi respiri aumentare, sento il suo cazzo gonfiarsi ancora di più e poi odo il suo gemito di piacere, intenso e forte, mentre rallenta gli affondi. Il suo corpo è un fremito di piacere.
Con attenzione sfila il suo membro e con un balzo scende dal letto, mi giro e sto per invitarlo a sedersi sul letto per rilassarsi ma non mi permette di parlare. "Devo andare via subito, non ho nemmeno cenato stasera". Lo guardo attonito e mentre cerco di dire qualcosa lui è già nell'ingresso mentre si pulisce velocemente l'uccello. 
E' cambiata la sua voce, il suo modo di comportarsi. Ha qualcosa di grottesco, accentua la virilità dei sui gesti e del parlare, mentre si riveste mi fa discorsi del tipo dell'uomo che non deve chiedere mai. Sorrido e capisco il suo atteggiamento, forse si è catapultato in una situazione più grande di lui, cose che non ha mai fatto e che forse non immaginava di poter fare o peggio: che gli è piaciuto fare.
Non chiedo altro, assecondo il suo stato d'animo perso ed imbarazzato, imbarazzato con se stesso.
Veloce come una saetta mi saluta educatamente e fugge dalla mia tana.
Nel chiudere la porta mi domando chi era l'uomo vero che ho incontrato stasera: il genio della lampada o l'uomo che non deve chiedere mai.