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martedì 23 luglio 2019

Forza Roma ma i laziali ce l'hanno più grosso

Le serate estive dovrebbero durare di più. Le strade mezze vuote, il vociare dei ragazzi che l'indomani non devono andare a scuola e riempiono piazze e vicoli di vita e fragorose risate, il silenzio che si gode anche a finestre aperte, mentre una lieve brezza entra ed accarezza il mio corpo seminudo e mezzo addormentato sul letto. In questo luglio di fuoco, in cui ho ritrovato tra le pieghe del mio cuore emozioni dimenticate, timidamente cerco di destarmi da un torpore inusuale e metto in fila qualche incontro che mi riporti a terra, al sicuro.
Senza aver preso appuntamenti con la diligenza che mi è solita, guardo il mio telefono e scorro tra i miei contatti. Vedo un numero sconosciuto, poche righe e la volontà da parte del misterioso interlocutore di prendere un appuntamento per venire a provare il mio gloryhole.
Non lo conosco, non ricordo nulla di lui, gli mando un messaggio più che altro per passare il tempo. In pochi secondi mi risponde e mi dice che vorrebbe passare, mi chiede dove deve venire. Sorpreso e incuriosito gli rispondo che per me va bene ma devo approfondire e gli chiedo quindi in quale occasione ci siamo contattati.
L'uomo misterioso mi rivela di essere un mio lettore e, spinto dalla curiosità, mi aveva scritto tempo addietro manifestando l'intenzione di venirmi a trovare per provare le splendide emozioni che aveva letto su queste pagine. Non chiedo altro se non l'età e l'altezza, per regolare al meglio il gloryhole.
Una volta datogli il mio indirizzo, mi informa che impiegherà circa una mezz'ora per arrivare e che dovrà prendere uno scooter a noleggio, quindi ci salutiamo ed io inizio a preparare il gloryhole.
Passano i minuti e con grande serietà e puntualità mi dice di avere avuto problemi con lo scooter e quindi si è visto costretto a prendere una macchina a noleggio e di conseguenza arriverà con qualche minuto di ritardo. La serata è tiepida ed avvolgente e non ho altri impegni per cui gli dico che non ci sono problemi.
Aspetto dunque l'arrivo del mio "più che mai misterioso" avventore sprofondando dolcemente nel mio letto.
Arriva un messaggio. E' arrivato. Gli dico dove salire, gli apro ed aspetto. Dopo qualche secondo sento bussare con delicatezza mentre la porta di apre. 
"Ciao, si può?"
E' educato e rispettoso, entra e chiude la porta. Mi sembra giusto ricambiare il saluto.
"Ciao, ben arrivato, insomma mi sembra di capire che sei un mio lettore"
"Si, sono capitato sul tuo blog e ho letto che sono venuti un po' di laziali a trovarti"
"Ah, sei della Lazio anche tu? Debbo dirti che i sostenitori della tua squadra del cuore mi hanno dato sempre grosse soddisfazioni"
"Eh si, sono anche io della Lazio e si, ho letto qualche cosa a riguardo". Parla con un chiaro accento romano, con una voce profonda, calma e dolcemente musicale, la sua voce ha un ritmo lento e sensuale. 
"Vabbe, io mi metto comodo eh" mi dice con serenità.
"Ma certo!". 
Sento che si toglie le scarpe e poi si slaccia la cinta dei pantaloni e sento la zip calare di corsa e poi i rumori usuali di chi si poggia per togliersi i pantaloni. Lo sento avvicinarsi al gloryhole ed inizio ad intravedere il suo membro a riposo e i suoi testicoli penduli e ben depilati. 
"Beh hai penato un po' per arrivare, bisogna ripagare in qualche modo tanta perseveranza"
"Eh si, io credo che una doppia razione me la merito proprio"
"Urca", penso io, "voglioso il ragazzo! Vediamo se la prestanza fin qui dimostrata dai laziali continua ad essere onorata"
Mi avvicino e delicatamente prendo in bocca il suo pene addormentato. In pochi secondi si desta e cresce, cresce e non si ferma. In pochi secondi lo porto alla sua massima erezione e rimango sbalordito. Il pene di questo giovane maschio è meraviglioso. Le sue forme sono perfette, il suo glande vellutato e profumato si fa desiderare e come una carnosa fragola lo tengo in bocca mentre la lingua veloce saetta sotto il frenulo.




Lo sento godere e sento il suo pene vibrare sotto le mie attenzioni, lo sento pulsare ed allora mi dedico ai suoi testicoli. Essi sono depilati, gonfi e leggermente penduli ma lentamente si alzano, sintomo che l'orgasmo si avvicina. Ad ogni mio tocco, ad ogni mia carezza, ad ogni mio affondo in gola, dove difficilmente arriva questo bellissimo e grosso uccello, sento i suoi gemiti di piacere e la voglia che cresce di schizzare la calda crema che riempie i suoi testicoli.
Mi diverte fermarmi e poi riprendere e poi fermarmi nuovamente e sentire crescere in lui la voglia di godere. Sento che non resiste più ed allora decido di accontentarlo. L'ho portato  così tante volte sull'orlo del piacere con la mai bocca e la mia gola  che adesso mi fermo ed è la mia lingua che titillando sotto il frenulo lo porta fino al punto di non ritorno e non appena lo sento godere mi allontano ed afferro nella mia mano la sua grossa e nodosa asta per agitarlo e portare a compimento il suo piacere nella sua massima declinazione. Esce tanto caldo e bianco seme che inonda la mia spalla destra e i suoi gemiti di piacere riempiono la mia stanza per poi placarsi con grazia.
Con estrema delicatezza pulisco il suo membro che rimane duro e voglioso, mi sembra chiaro che debba offrire al giovanotto la seconda razione.
Mi sistemo, mi pulisco e lo pulisco ed accolgo nuovamente nella mia il suo splendido uccello.
Adoro gustare un cazzo semi duro, adoro sentire la sua morbidezza in una forma più cresciuta del pene a completo riposo e so che questa mia delicatezza di curare e assaporare l'uccello reca tanto piacere al maschio che viene a trovarmi.
Ci metto un po' ma ala fine il suo uccello raggiunge nuovamente le enormi dimensioni che riempiono totalmente la mia bocca e la mia gola ed accompagnando il lavorio di bocca con la mia mano destra che masturba dolcemente il suo uccello, in pochi minuti lo porto al suo secondo orgasmo, un'altra esplosione di piacere accompagnato da gemiti e seme abbondante.
Lo pulisco e gli restituisco il suo pene, lui si volta per prendere i pantaloni si china e dal gloryhole riesco a vedere uno splendido paio di natiche di color latte, sode, carnose e perfettamente tornite. Questa visione è per me paradisiaca al punto da provocarmi un fremito di piacere e desiderio, al punto di farmi desiderare di affondare il mio viso tra sue meravigliose chiappe per gustare quella pesca matura ed abbondante. Mi riprendo difficilmente da queste visioni: un membro dalla fattezze perfette ed incredibilmente prestante, un paio di splendide natiche da mordere e palpare. 
"Allora io vado, grazie è stata proprio una bella esperienza, penso proprio che torno a trovarti"
"Volentieri, hai un uccello bellissimo, sarà un piacere farti godere di nuovo e complimenti per la prestazione, non hai smentito la fama dei laziali. Credo proprio che dovrò fare un abbonamento con voi della Curva Nord!"
Ride soddisfatto e fiero e mentre apre la porta mi saluta con la sua voce sensuale e ritmata, con quel dolce accento romano non troppo marcato ma decisamente accattivante.
Le serate estive dovrebbero durare di più anche per questi incontri!

giovedì 11 luglio 2019

il tempo delle mele

11-07-19
Sono qui, in piedi, come fossi sotto uno di quei temporali repentini che squarciano la calura estiva della tranquillità postprandiale, quando l'aria rinfresca e si sparge in giro la fragranza di terra ed erba bagnata. Sono qui ad ascoltare il battito impazzito del mio cuore antico e impolverato, tramortito, impacciato e messo all'angolo da un bacio silenzioso e inaspettato. Sono qui a perdermi negli occhi di uno sconosciuto e mentre attorno a noi la folla scema e si disperde nell'afa di un luglio umido e appiccicoso, in riva al Tevere che meschino guarda e scorre senza prestarci attenzione, tutto svanisce, tutto si ferma, le voci e gli schiamazzi si fanno brusio e rumore di fondo di un attimo infinito che sembra scivolarmi dalle mani, mentre un'elettricità statica avvicina i nostri corpi ed inebria la mia mente e ride tutto di me: gli occhi, le labbra, il naso che si arriccia vezzoso, le mani che si tendono ad abbracciare quel corpo sconosciuto e misterioso che mi attira come un magnete erotico e perverso. Quanto vorrebbero le mie labbra posarsi sulle sue, sciogliersi e inebriarsi di dolce miele peccaminoso. Poi tutto ritorna a scorrere veloce e le grida, gli schiamazzi, le parole e le risate fragorose dei passanti, tornano a colpire i miei timpani provati da una serata di musica emozionante. Ritorno in me, fradicio di stupore e malinconia, in parte vivo, in parte ferito a morte e sanguinante, conscio di un'agonia a venire, fatta di privazione di ciò che ho riconosciuto essere chiaramente un pezzo ancestrale di me. E tale è la confusione che perdo la strada di casa, perdo la bussola che mi riporti in un porto sicuro, lontano da quel temporale improvviso e pauroso che mi getta nell'angoscia di un puzzle nuovamente mischiato, proprio quando pensavi di averlo quasi concluso.
Ma giusto il tempo di ritrovare la strada di casa che di nuovo il caos spadroneggia e si manifesta nell'estasi di due corpi che si cercano a memoria nonostante non si siano mai incontrati prima. Sono baci dolci i miei, quelli che ricoprono il suo volto liscio, i suoi occhi sorridenti, le sue morbide labbra mentre le mie mani affondano nei suoi folti capelli appena imbiancati ed irti, pungenti come tanti piccoli e morbidi aghi. Poi le mie mani scivolano ed esplorano quel corpo sconosciuto a cercare gli interruttori dei brividi di piacere, per farne dono al loro oggetto del desiderio, per renderlo schiavo del loro potere taumaturgico ed edonistico, affinché la mia bocca possa respirare i sospiri del suo piacere e pascersi di un'estasi provocata e cercata senza sosta e con ferma decisione.
Mi lascio esplorare, mi lascio andare, o almeno ci provo perché un pezzo di me è ancorato altrove e ciò che vorrei fosse mio non può esserlo e ne sono conscio, purtroppo.
Ma lascio andare il mio dono, lo lascio libero di sentire e percepire l'altro. Escono dal cuore mille segugi, mille corvi alla ricerca di sensazioni ed emozioni da carpire e riportare a me ed io SENTO, sento l'altro senza filtri e senza pregiudizi, il mio cuore ascolta e non sbaglia.
Ma non mi piace tutto quello che sento, rifletto e mi dolgo e rimango in un limbo di sofferenza e dubbio, di angoscia  e tristezza che quasi mi spingono a piangere, a piangermi addosso e perdo la strada, di nuovo.