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mercoledì 24 giugno 2015

Cumcontrol

Ogni tanto, ritornano nella mia vita vecchi percorsi, viottoli di campagna che lasci per percorrere strade diritte e ben asfaltate. Poi d'improvviso ti trovi a dei bivi e scegli di riprendere uno di quei viottoli ed avventurarti su percorsi più misteriosi e profondi.
E' così la mia sessualità.  La strada ben conosciuta è il sesso che noi tutti siamo abituati a conoscere e a fare. I viottoli di campagna sono tutte quelle sfaccettature che la sessualità offre ma che possono essere colte solo se hai spirito di avventura e testa sulle spalle.
Ogni tanto compariva sul mio telefono un uomo poco più grande di me, qualche rigo, qualche messaggio, qualche tentativo di organizzare un incontro ma niente più, forse per timidezza da parte sua, forse per poco coraggio di cimentarsi in qualcosa di nuovo. 
Penso fosse arrivato a me direttamente dalle pagine di questo blog, i racconti lo avevano portato a immaginare e a fantasticare. 
Poi, credo che abbia preso il cuore in mano e abbia deciso di imboccare uno di quei viottoli di campagna. Non immaginavo che mi sarei trovato anch'io, qualche minuto più tardi, davanti ad un bivio con un viottolo che ben conoscevo.
Unico indizio sull'incontro. "Sai, a me piace molto rimanere eccitato a lungo. Ho letto dai tuoi racconti che è una cosa che ti riesce bene". Iniziavo a capire qualcosa di lui.
"Sono sotto, davanti al portone, cosa devo fare?"
Gli mando il solito messaggio, quello che mando a tutti ma aggiungo "prima di infilarlo nel gloryhole, denudati del tutto".
Apro la porta ed aspetto. Nel giro di pochi secondi vedo la porta aprirsi, deve aver fatto le scale tutte di un fiato, non sento affanno, è uno sportivo e questo già lo sapevo.
Nel silenzio della mia casa, sento cadere tutti i vestiti e poi si avvicina al buco e si lascia andare.
La mia bocca accoglie il suo pene e subito un gemito riempie lo spazio di quel silenzio pacato. Cresce il suo membro, sento il suo turgore deciso, non è di dimensioni notevoli, normale, sono abituato a cose più grosse, lo ammetto. Gioco e lo sento gemere. Il silenzio dura a lungo poi lo interrompo come mio solito. Parliamo, è divertente giocare piano con il suo cazzo e nel frattempo conoscerlo e capire le sue attitudini.
Mi diverto, perché mentre mi risponde e cerca le parole adatte, io d'improvviso, prendo il suo cazzo in bocca e le sue parole serie si sciolgono nel piacere di quell'attimo. 
Poi, come un fulmine a ciel sereno: "Voglio essere legato al letto da te, voglio essere il tuo schiavo"
Non sono poi tanto sorpreso, lo avevo intuito, il mio sesto senso aveva percepito qualcosa ed il mio istinto, con grande naturalezza, mi aveva portato a fargli pronunciare quelle parole grazie alle mie azioni, al mio lavorio sui suoi genitali.
Non esaudisco subito la sua richiesta, lo tengo ancora nel dubbio e nell'incertezza. Conosco bene quel viottolo che stavo per imboccare, anzi, ci avevo messo già piede.
E poi decido che è venuto il momento. 
"Allontanati dal gloryhole, ti faccio entrare". 
Smonto la parete di legno, lo accolgo col sorriso. Perché, per quanto la richiesta fattami riveli un desiderio di sottomissione, si tratta pur sempre di un gioco di ruoli e prima di fare sul serio, un sorriso rassicura l'animo di chi si sta affidando.
Io: "Ma lo avevi fatto mai con un uomo, intendo il pompino"
Lui: "No, mai" sono sorpreso, avevo capito che qualche esperienza l'aveva avuta, sbaglio io o mi aveva mentito per presentarsi non del tutto inesperto?
Lui: "Sai, questa cosa l'ho sempre desiderata, ma non si trovano mai persone serie, solo ad una mia ragazza piaceva questo gioco, ma poi niente più"
Gli racconto le mie esperienze, capisce che non sono uno che si sta improvvisando, i termini che snocciolo li conosce ma solo per averli letti o sentiti dire, io no, li ho anche praticati e lo capisce.
Dal mio zaino, chiuso nell'armadio da ormai qualche anno, tiro fuori l'occorrente necessario a ciò che ci apprestiamo a fare. Le mie corde, le mie tante corde ed una mascherina.
Io: "Perché sai, la privazione della vista acuisce i sensi del tatto"
Lui: "Me ne sono accorto con il gloryhole"
Lo faccio accomodare sul letto, mentre parla io lo sistemo al centro del letto e mentre continuiamo a parlare di questa sfaccettatura della sessualità, mentre gli racconto le mie esperienze che suscitano in lui desiderio ed eccitazione, lego le sua mani sulla testiera del letto ed i suoi piedi alla base.
Gli metto la mascherina e gli dico di rilassarsi.
Lo guardo, il fisico magro ma ben fatto, le gambe villose e tornite. Legato secondo lo schema del quattro di spade delle carte da gioco, attende che riprenda in maniera più seria quel che stavo facendo al gloryhole.
Lui: "Non mi sono mai fatto legare". Lo dice con una espressione di sorpresa, si sorprende di lui, qualcosa che non avrebbe mai immaginato di fare.
Non lo lascio finire ed il mio tocco sul suo glande lo riporta al silenzio, i gemiti sostituiscono le parole.
La mano che scivola lenta sul suo pene eretto e lubrificato. Lento, lento e poi più veloce e poi ancora lento, senza una pausa, senza lasciar riposare i muscoli che ad ogni affondo della mia mano, si inarcano, si irrigidiscono, sono sussulti che so, sfiancano il corpo. Quella tensione sana di un corpo che gode, di un corpo che vuole sentire il piacere intenso dell'orgasmo ma che in realtà, non lo vuole perché non vuole che quel sottile piacere finisca mai. Ma il corpo si stanca e dopo tanto godere, i muscoli tremano, si indolenziscono, producono acido lattico, ma non mi fermo. E' tutto un misto di piacere e perfido fastidio, si vuole godere ma non si vuole, si vuole ma non si può, decide un altro per il tuo piacere.
Dura a lungo l'agonia dell'orgasmo. Forse anche inconsciamente, non mi accorgo che sono giunto al punto del non ritorno ed è sufficiente un secondo in più del dovuto. Mi fermo e lui si contrae, lo sperma esce da solo, zampilla senza che io prosegua a toccarlo, esce ed esce tutto. Il gioco finisce.
Lo pulisco e poi lo slego, rimaniamo a parlare, mi chiede se ci possiamo vedere di nuovo. Tutte le parole dette durante il piacere svaniscono in un istante, so che deve elaborare, so che all'inizio vi è un po' di rigetto per quel che si è fatto, lo accolgo nel suo dubbio incosciente (nel senso dell'inconscio).
Lo saluto ed io?
Ho provato il piacere nella mente, di nuovo come anni fa, ma il mio piacere fisico? Mi manca.



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